Archivio 2018|2019
Nell’ambito di progetti di sostegno alla presa in cura di richiedenti asilo in Emilia Romagna abbiamo avuto modo di confrontarci nella formazione svolta con gli operatori sociali e sanitari con le esperienze del Centro Minkowska di Parigi.
La dottoressa Rostirolla è una ricercatrice italiana in Francia che ci introdurrà alla pratica clinica attraverso il contributo della antropologia medica applicata alle situazioni di confine con i richiedenti asilo.
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La presenza di mediatori e traduttori, ancorché indispensabile, si rivela spesso molto problematica.
Nel tempo invece la co-costruzione del dispositivo con figure professionali e collaboratori portatori di altre visioni della vita e della cura apre lo spazio delle consultazioni a prospettive inedite, molto formative anche per l’équipe.
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La civiltà dei Dogon del Mali, con cui da anni intratteniamo rapporti di conoscenza e di scambio, si fonda sui principi dell’oralità e della trasmissione iniziatica dei saperi.
Apam Dolo proviene dalla famiglia che accolse negli anni ’30 Marcel Griaule: esperto di connessioni tra mondi differenti, aprirà alcuni scenari della specificità della concezione della vita, della cura e dell’accoglienza delle società africane.
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L’incontro con l’altro costringe ogni individuo a prendere contatto con dimensioni sconosciute e quindi a dover sostenere un confronto con l’alterità esterna ed interna, che comporta un dislocamento delle certezze acquisite.
Questo disorientamento può produrre difese radicali o radicali trasformazioni qualora il soggetto abbia la forza di riconoscere nello straniero il portatore di contenuti che già esistono sopiti nella dimensione collettiva del proprio inconscio.
La tavola rotonda si propone di fare luce sulle sollecitazioni psichiche sottese a questo incontro, rilevandone le dinamiche conseguenti nel loro versante creativo o distruttivo. Vorremmo accompagnare le riflessioni con narrazioni che permettano di calarsi nello sguardo dell’altro.
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“Le macchie del Rorschach stimolano la formazione dei simboli e ci danno la possibilità di renderli consci”, R. S. McCully.
Il gruppo si propone di studiare le tavole concentrandosi sui simboli di carattere collettivo e universale che possono emergere alla coscienza. Obiettivo della ricerca è valutare la possibilità di utilizzare le tavole di Rorschach come materiale stimolo per sollecitare l’emersione di immagini archetipiche in un contesto terapeutico junghiano.
Riprende il gruppo di ricerca sulle tavole di Rorschach.
L’associazione Asinitas onlus, centri interculturali con i migranti, si è composta ufficialmente nell’aprile 2005 a Roma. I soci fondatori provengono da diversi percorsi di ricerca e di azione con adulti e bambini italiani e migranti. Le finalità dell’associazione vogliono creare e mantenere contesti educanti di accoglienza e cura attraverso una metodologia laboratoriale orientata alla creazione di comunità di apprendimento e allo sviluppo del senso di appartenenza comunitario e di gruppo.
L’approccio è centrato sul desiderio espressivo e sulle possibilità di sviluppo degli individui e dei gruppi, favorendo l’incontro della persona “nel suo corpo e nella sua storia”, cercando di ridare valenza nella teoria e nelle pratiche ai concetti di 27 educazione attiva, ospitalità, convivialità, scambio e confronto interculturale. A Roma Asinitas gestisce una scuola di italiano per donne e madri straniere, una scuola di italiano per rifugiati e richiedenti asilo, corsi di formazione per insegnanti, operatori sociosanitari, mediatori culturali ed educatori, laboratori teatrali, manuali espressivi per adulti, adolescenti, bambini, un laboratorio di lavorazione artigianale, uno spazio di ascolto per donne e famiglie italiane e straniere, produzioni audiovisive sui temi della migrazione.
IL LABORATORIO. Le giornate si snodano intorno a un tema che verrà esplorato nella sua risonanza autobiografica e personale mediante vari approcci. I temi da noi scelti sono quelli che Ernesto De Martino avrebbe chiamato “gli antropologici universali”, temi che trasversalmente alle culture, alle età, al genere, possano avere risonanze profonde e essere generativi di immagini, di discorso, agganciando il desiderio espressivo e la capacità simbolica di ognuno. Tale approccio favorisce l’immedesimazione e l’empatia tra i partecipanti, chiamati a entrare nel gruppo con il loro corpo e la loro storia. Il nostro metodo mai invasivo e sempre morbido nell’invitare all’espressione di sé e alla partecipazione è adatto a persone di ogni età e provenienza; la conduzione è interamente esperienziale, i momenti di riflessione metodologica si svolgono come integrazione cognitiva dell’esperienza. Il laboratorio insegna e mostra l’efficacia dei temi archetipici, che sanno creare aggregazioni e condivisioni profonde, oltre a rivelarsi prezioso strumento terapeutico se trattati attraverso immagini ed esperienze evocative.
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C.G. Jung, per primo, assieme a W. Pauli e ad alcuni suoi notissimi allievi, M.-L. von Franz, E. Bernhard, J. Hillman, si è interessato all’astrologia come strumento d’indagine della psiche. Per quale motivo l’astrologia, secondo Jung, funzionava, per cosa era utile? Alla luce della moderna fisica quantistica, ci possono essere relazioni fra archetipi, miti e astrologia?
Se gli archetipi possono avere una base “biologica” e se l’astrologia è fondata su di essi, allora può essere “condizionante” come facultas preformandi?
A partire dalla figura discussa e leggendaria di Ernst Bernhard, affronteremo gli albori dello junghismo in Italia e la sua influenza nel panorama culturale del Novecento.
Conosceremo i primi analisti, i progetti, le prime formazioni; ma anche quel mondo artistico, intellettuale ed imprenditoriale che ne fu profondamente toccato.
Nel corso della sua lunga attività, C.G. Jung non ha mai manifestato apertamente il desiderio di “educare” gli uomini in senso stretto. La missione pedagogica è sempre stata, nel suo operato, subordinata all’interesse psicologico e terapeutico. L’incontro propone di iniziare un confronto tra la pedagogia e la psicologia analitica, partendo da cosa significa educare e da come l’educazione permea ogni aspetto della nostra esistenza.
La pedagogia può essere bianca o nera, cioè l’educazione può essere buona o cattiva; eppure anche la bianca a volte contiene qualcosa di nero e viceversa.
L’uomo è il frutto della sua educazione: l’educazione è tutto ciò che siamo diventati e, a volte, anche quello che non avremmo mai voluto diventare.
Il primo colloquio rappresenta un momento particolarmente importante della relazione terapeutica dato che, pur in presenza di un carico notevole di emozioni, curiosità, timori e aspettative, tende comunque a strutturare le forme e i contenuti del futuro lavoro psicologico.
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