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Una riflessione su differenze e punti di contatto tra metodologie che, sebbene diverse, sono chiamate a realizzare interventi condivisi con persone non occidentali.
Verranno presentati casi di prese in carico di famiglie migranti che coinvolgono più operatori e reti di servizi, che sono state condotte dai conduttori e dalla loro équipe.
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I tarocchi sono un mazzo di 78 carte diviso in due serie: 56 arcani minori e 22 arcani maggiori. Gli arcani minori sono le comuni carte da gioco, divise in quattro semi (per esempio: coppe, denari, bastoni, spade); gli arcani maggiori o “trionfi” sono figure manifestamente simboliche, come si intuisce già dalla loro denominazione: Matto, Bagatto (o Mago), Papessa (o Giunone), Imperatrice, Imperatore (o Giove), Papa, Innamorati (o Amore), Carro, Giustizia, Eremita, Ruota della Fortuna, Forza, Appeso (o Impiccato), Morte, Temperanza, Diavolo, Torre (o Casa di Dio), Stelle, Luna, Sole, Giudizio (o Angelo), Mondo. L’iconografia dei tarocchi nasce in seno all’enciclopedismo medioevale e affonda le radici nella mitologia classica. Reinterpretazioni successive ad opera di pittori e illustratori amplificano l’aspetto simbolico di queste immagini in ogni loro dettaglio. Nel XVIII secolo l’esoterismo francese sviluppa il loro significato in direzione spiritualistica e, da strumento di gioco, i tarocchi diventano strumento di divinazione.
Dal punto di vista analitico sembra possibile che le 22 lame dei tarocchi illustrino simbolicamente il processo di individuazione. Ne è indizio il fatto che l’arcano numero uno rappresenta il Bagatto (l’uomo misero, ma anche mago e artifex) e che l’arcano numero ventuno (il Mondo) è un mandala con tutte le caratteristiche della totalità ordinata e armonica. Disponendo gli arcani in cerchio (“rotat” è un abusato anagramma di “tarot”) l’arcano numero zero (il Matto) viene a trovarsi all’inizio del percorso, quale immagine di squilibrio e follia e contemporaneamente alla fine del percorso, quale immagine della “divina follia” che caratterizza l’anthropos pienamente realizzato.
È suggestiva l’ipotesi che gli arcani che si situano fra i due estremi rappresentino un iter ordinato e che configurino le tappe progressive del processo di individuazione, con la possibilità che illustrino anche una via femminile o “umida” e una via maschile o “secca” all’individuazione. Tuttavia, il fatto che i tarocchi siano carte da gioco, nate per essere mescolate e riordinate in continuazione, suggerisce che ogni percorso individuativo è variabile, mobile e soggettivo.
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Alcuni casi clinici, trattati e presentati dai docenti, saranno elaborati dagli allievi in piccolo gruppo.
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Saranno analizzati e interpretati alcuni sogni prendendo in considerazione elementi sottili e questioni di dettaglio che possono condurre a conclusioni diverse e inaspettate.
Ad esempio, cosa significa lettura del sogno a livello del soggetto o dell’oggetto? Cosa significa interpretare simbolicamente un sogno? Quale dimensioni del tempo ci propongono i sogni?
Che relazione esiste fra visione causalistica e finalistica del sogno? È vero che gli animali nei sogni rappresentano aspetti della nostra istintualità? Che relazione intercorre fra il nostro inconscio e il mondo non soggettivo? Queste ed altre questioni saranno discusse in modo interattivo.
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Prosegue il percorso di lettura delle opere di Jung, dal 1926 fino al 1934. Sono gli anni tra le due guerre, in cui le riflessioni sull’energetica e sulla relazione con l’inconscio si approfondiscono nei lavori di gruppo condotti il martedì a Zurigo (Analisi dei sogni, Visioni, Kundalini Yoga, Zarathustra).
Nasce una visione ampia dell’esistenza e delle età della vita, considerate dal punto di vista del sogno e della dimensione psichica.
Lo sviluppo della personalità è un’opera d’arte, che partecipa della tensione alla totalità e del progetto individuativo.
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Il corso si propone una ricognizione dei passaggi teorici su cui si appoggia la costruzione delle due psicologie nel loro intento trasformativo, sottolineandone similitudini, aspetti complementari e profonde differenze.
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Il corso si propone una ricognizione dei passaggi teorici su cui si appoggia la costruzione delle due psicologie nel loro intento trasformativo, sottolineandone similitudini, aspetti complementari e profonde differenze.
Aspetti clinici.
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Il seminario – laboratorio s’interroga sulla natura del materiale onirico che si presenta e accompagna l’avvio dell’analisi, momento significativo e pieno di aspettative.
L’analisi dei sogni, sottolinea Jung in Psicologia ed Alchimia, rappresenta il problema centrale del trattamento analitico.
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I saggi che Jung riserva alla psicoterapia vengono raccolti nel vol. 16 delle Opere. Alcune considerazioni sulla pratica analitica e sul senso della cura saranno presentate in chiave metaforica attraverso la proiezione del film di 18 Carlo Mazzacurati La sedia della felicità.
Il registro comico offre uno sguardo alla vicenda e tratteggia il carattere dei personaggi, la loro umanità. Mentre Jung ci racconta le sue esperienze di medico psicoterapeuta, ci ricorda quanto l’umorismo, l’umiltà e l’umanità siano dono e qualità che mostrano l’anima dello psicoterapeuta mentre lavora e che danno corpo al suo ruolo: “Non è un sacerdote, non è un’autorità teologica e morale, ma nel migliore dei casi semplicemente una persona di fiducia, con qualche esperienza della vita e qualche conoscenza della natura umana”.
Lo psicoterapeuta “ci ascolta con simpatia”.
[4 moduli, proiezione e presentazione del film]