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Via via che il modello occidentale con il suo carattere estrovertito, con la sua estremizzazione del pathos è messo in crisi dalla realtà dell’attualità, tanto più a me appare aprirsi l’abisso orientale centrato sull’introversione, la priorità del Soggetto, con la sua tendenza a divenire lo stesso creatore del reale.
Scrive Jung: “Poiché l’europeo non conosce il proprio inconscio, non capisce l’Oriente e vi proietta tutto ciò che teme e disprezza in sé stesso”.
Ma cosa teme di più l’estroverso, se non la decostruzione del reale?
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Il laboratorio avrà un carattere interattivo e includerà anche i problemi legati al transfert e controtransfert.
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Il laboratorio avrà un carattere interattivo e includerà anche i problemi legati al transfert e controtransfert.
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I figli rappresentano la continuità della specie, l’investimento genetico dei genitori. In natura, ma a ben vedere anche nelle fiabe o nei miti, troviamo sia forme di tenerezza, sia di crudeltà nei confronti della proleo delle uova.
L’impatto del piccolo sull’adulto va dalla dedizione e dal sacrificio, all’ostilità e alla totale indifferenza. Il figlio (biologico, sognato, assente…) può assumere una funzione specifica nell’individuazione di un adulto.
L’insieme degli affetti, proiezioni, reazioni e azioni verso il figlio si condensano in una specie di “complesso del figlio”; osservarlo, mantenendo l’attenzione sul destino dei genitori, costituisce un ribaltamento di prospettiva che toglie temporaneamente il figlio dalla sua posizione centrale.
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Jung definì la fiaba una sorta di anatomia comparata della psiche oggettiva. La natura delle trame delle fiabe sembra essere più universali degli stessi miti che il più delle volte sono pienamente comprensibili solo se visti nel contesto della cultura in cui sono nati.
Il corso inizia con una presentazione sulla storia dello studio e dell’interpretazione delle fiabe in generale. In seguito diverse fiabe trovate in tradizioni diverse varranno esaminate e interpretate alla luce delle categorie della psicologia analitica junghiana.
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Il corso affronta via via un periodo della vita e degli scritti di Jung; quest’anno si propone di offrire un orientamento all’interno delle ultime opere, molto ricche e complesse, che affrontano da un lato i temi essenziali della psiche e dei sogni, e dall’altro la polarità paradossale che ci costituisce: tra umano e divino in Risposta a Giobbe, tra terapeuta e paziente in La psicologia della traslazione, tra Bene e male nella psicologia analitica, fino ad arrivare al Mysterium coniunctionis.
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Il corso offre una riflessione sulle opere di Jung scritte tra il 1944 e il 1961, che portano a compimento gli studi precedenti, l’esperienza del Libro rosso e l’approfondimento dei temi alchemici. Particolare rilievo verrà dato al tema della coniunctio, che condensa le ricerche e le esperienze di tutta una vita.
La polarizzazione degli opposti è uno dei nuclei fondanti della psicologia del profondo: la loro unione, a stento immaginabile, costituisce l’opus della vita stessa, le nozze sacre tra Io e Tu, tra la nostra parte visibile e quella interiore, divina e alata.
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Jung afferma che “è l’arte creativa della natura a creare il sogno” e suggerisce di considerarlo come una cosa viva, un fenomeno naturale. Il linguaggio colloquiale del seminario, che caratterizza questo volume, trasmette la passione, l’autentico interesse e la dedizione di Jung per il lavoro con la psiche.
Il testo permette di entrare in contatto con lo Jung terapeuta e con i temi fondamentali della psicologia analitica. Oltre alle amplificazioni, scopriamo anche regole pratiche e suggerimenti sull’utilizzo della tipologia, sul “cosa, quando e come dirlo”, sempre tenendo conto della singolarità del rapporto terapeutico.
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Il corso ripercorre teorie e modelli fondanti la clinica psicoanalitica dello scorso secolo tracciando preziosi parallelismi con il lavoro analitico e con il mito: ad esempio con le dinamiche del lutto, delle riparazioni e dei conflitti, facendo emergere un sapere inconscio che spesso anticipa e orienta stili e consuetudini sociali.
Ci si concentrerà sulle testimonianze di Maria Lai e di Georgia O’Keeffe, attraverso la presentazione delle loro ricerche artistiche. Maria Lai come crocevia di culture diverse, portatrice poetica di narrazioni popolari, prodotti artigianali, fiabeschi, mitici e archetipici.
Sguardo e corpo si fanno voce, parola e invenzione, dentro un esercizio creativo che abbraccia gli spazi simbolici dentro un’estetica di relazione con la terra, le tradizioni, la natura e le persone. Nelle opere e memorie di Georgia O’Keeffe seguiremo la sua esplorazione dello spazio, il suo forte legame con la natura vivente, con le architetture urbane e naturali, con le visioni interiori ed il cosmo. L’esperienza di questi ambienti simbolici, in cui vita e morte come opposti rivelano il loro mistero, si sintetizza in questa sua frase: “Riempire lo spazio affinché la bellezza si manifesti, questa per me è l’arte”.
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A partire dai meccanismi psicodinamici che lo fondano fino alle sue molteplici espressioni psicologiche e cliniche, il cluster dell’isteria è stato in passato e continua ad essere tutt’oggi, fertile oggetto di conoscenza sperimentale e clinica.
Si cercherà di approfondire il concetto di isteria nelle sue molteplici espressioni, con riferimento all’approccio tradizionale fino alle attuali concezioni.
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